Il Progetto Pedagogico‘di Scuola.’

Il Progetto Pedagogico delle Scuole di Cavalese e Masi.

Anno scolastico 2015/2016
(Valido fino a prossima rivisitazione). 

PREMESSA

Il Progetto pedagogico è il documento che descrive la proposta educativa della Fondazione "Scuola Materna di Cavalese e Masi", che gestisce le due Scuole dell’infanzia. Esso rappresenta la “carta di identità” delle due scuole, e si pone pertanto come punto di riferimento, sul piano ideale e valoriale, di tutte le attività che vengono promosse.

Il Progetto pedagogico è stato elaborato per la prima volta nell’anno 2001; successivamente è stato rivisto nel 2009.
Nel corso dell’anno scolastico 2011–12 le insegnanti hanno espresso il desiderio e la necessità di individuare con maggiore chiarezza una “modalità” di lavoro che sia “propria” della scuola, un metodo che ne possa definire l’“identità” sul piano educativo e in relazione al quale si possa articolare in maniera unitaria e coerente la programmazione e l’attività didattica nelle diverse sezioni. Ne è nato un lavoro di confronto anzitutto sui principi e i valori profondi condivisi all’interno della “comunità” della Scuola dell’infanzia, quindi sulle scelte e le finalità educative che ne conseguono.
Il Progetto pedagogico elaborato al termine di questo lavoro si pone dunque come strumento primo di riferimento per tutti coloro che operano nella scuola, a partire dal personale insegnante; esso rappresenta quel “filo conduttore” unitario e condiviso, che attraversa ed orienta la programmazione e le attività educative e didattiche, le quali – giusta la loro connessione con il Progetto pedagogico della scuola – possono anche differenziarsi, nei loro contenuti e modalità di realizzazione, nelle diverse sezioni.
Nella prospettiva di uno stretto rapporto di collaborazione con le famiglie, il Progetto rappresenta anche per i genitori un punto di riferimento essenziale per conoscere e condividere la proposta educativa della scuola.

Il contesto istituzionale di riferimento 

Il legame fra la scuola materna di Cavalese e Masi e il territorio è intrinseco alla sua stessa natura e risale al 1862, anno della sua Fondazione grazie al lascito di due nobildonne cavalesane al Comune per la costituzione di una scuola per l'infanzia. La direzione e l’amministrazione dei beni dell’Istituzione furono attribuiti al Comune di Cavalese, con la facoltà di preporre alla direzione della Scuola un Comitato formato da due persone “probe, intelligenti e rispettabili per influenza e carità da scegliersi dal Comune possibilmente in due specchiate e ben intenzionate signore di questa borgata”. Incaricato di predisporre lo Statuto e nominare le prime maestre fu, invece, l'arciprete di Cavalese. Da allora i membri del Consiglio di Amministrazione sono dunque nominati dal Sindaco fra i cittadini di Cavalese e Masi e dal parroco, a testimonianza di continuità e del forte legame con il territorio e le sue tradizioni.


Il significato e le ragioni del Progetto pedagogico

Quali sono le finalità dell’azione educativa e didattica nella Scuola dell’infanzia? Il Progetto pedagogico intende dare una risposta esattamente a questa domanda, nella consapevolezza che non è tanto importante il “fare” determinate attività con i bambini, quanto piuttosto la possibilità di comprendere ed essere consapevoli delle ragioni e delle finalità sottese alle stesse attività.
Il Progetto pedagogico si propone dunque come un insieme “ordinato” delle finalità che vengono perseguite all’interno di una determinata Istituzione educativa – nel nostro caso la Scuola dell’infanzia –.
Diversi possono essere i contenuti e le modalità di realizzazione delle attività, ma l’azione educativa è sempre “intenzionale”, e persegue finalità ben precise.
La prospettiva e il punto di partenza per la programmazione e l’attività didattica non risiedono tanto nel contenuto delle singole attività, quanto nelle ragioni per cui le stesse vengono scelte, proposte e organizzate. Nel lavoro dell’insegnante rimane sempre sottesa una domanda fondamentale: “come questa attività mi consente meglio di altre di perseguire le finalità educative della scuola, valorizzando un’attenzione ai singoli bambini?”.

Le finalità indicate nel Progetto hanno una funzione orientativa: il loro scopo non è tanto quello di essere immediatamente raggiunte nel corso dell’azione educativa, quanto piuttosto di orientare costantemente la stessa; se immaginiamo il percorso educativo come il viaggio di una nave, le finalità sono come le stelle che orientano il cammino, e come tali devono rimanere sempre visibili.
In relazione al Progetto pedagogico viene definita, all’inizio di ogni anno scolastico, la Programmazione didattica annuale, dopo un periodo iniziale di osservazione dei nuovi gruppi di bambini: la Programmazione individua gli obiettivi da perseguire nel corso dell’anno scolastico e definisce le attività da realizzare in funzione degli obiettivi stessi; essa si articola in relazione alle diverse sezioni della scuola e ai gruppi di intersezione (bambini piccoli, medi e grandi) che vengono organizzati all’inizio di ogni anno scolastico, dopo il periodo iniziale di osservazione.
Seguendo la metafora della navigazione, gli obiettivi della Programmazione didattica annuale sono come i “porti” verso i quali la nave orienta la propria rotta e che raggiunge al termine del viaggio. Le attività che vengono realizzate nella scuola non descrivono pertanto lo spazio di una “navigazione” indistinta e senza meta: esse rappresentano piuttosto – diverse nei loro contenuti e nelle modalità di realizzazione – il percorso attraverso il quale le insegnanti tendono a raggiungere gli obiettivi individuati.


LE LINEE TEORICHE DI FONDO

I Principi ed i valori di riferimento.

Individuare determinate finalità, perseguire degli obiettivi, realizzare precise azioni educative: tutto questo non è possibile se non è chiaro il “valore” del proprio agire: non si può fare educazione senza esprimere, almeno implicitamente, un principio, un giudizio di valore, senza affermare cosa si ritiene giusto e cosa sbagliato, cosa è importante e cosa non lo è.
L’educazione in altre parole non può prescindere da una ben precisa concezione della realtà e dell’uomo.
Il Progetto pedagogico esprime quali sono i “valori” nei quali la scuola si riconosce e in relazione ai quali esso individua le “finalità” dell’azione educativa.

Il primo valore che si intende sottolineare è il concetto stesso di “persona”. Il bambino viene accolto nella scuola anzitutto come “persona”, unica e irripetibile, nella singolarità e complessità dei fattori che la costituiscono: una identità articolata, fatta di aspirazioni, capacità e fragilità, nelle varie fasi del suo sviluppo.
L’educazione è un processo volto alla realizzazione della persona del bambino, in tutti i suoi diversi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, etici, spirituali, religiosi.
Educare è come un “portar fuori” (e-ducere): far emergere quello che il bambino ha dentro, i fattori che costituiscono la sua personalità o, in altre parole, le sue “disposizioni”. Con il termine di “disposizioni” intendiamo le capacità, le potenzialità che sono proprie di ogni persona, e che nel tempo si esprimono e si manifestano nei diversi ambiti dell’agire umano: esse sono come lo “spazio di crescita” proprio di ogni persona, che l’insegnante deve riconoscere e portare al maggior grado di realizzazione possibile.

L’azione educativa in questa prospettiva non muove prioritariamente da un’analisi dei “bisogni” del bambino, quasi avesse lo scopo di “colmare” un vuoto; essa è piuttosto orientata a realizzare nella forma più compiuta possibile quello che già c’è: le inclinazioni, le attitudini, le capacità di ogni persona, perché il bambino possa diventare se stesso.
Pertanto l’educazione non si concepisce come una semplice trasmissione, da parte delle insegnanti, di determinate competenze e conoscenze, quanto piuttosto come un “processo” dove ogni bambino è protagonista ed ha la possibilità di esprimere e sviluppare le proprie inclinazioni, realizzare quel “progetto di vita”, unico e personale, che via via si manifesta e si costruisce nel tempo.

L’insegnante deve essere consapevole dell’importanza del proprio ruolo: questo processo di realizzazione della persona può avvenire solamente dentro una relazione significativa con un adulto di riferimento.
L’insegnante mette a disposizione le proprie competenze e gli strumenti che possiede al fine di accompagnare e favorire questo processo: il suo compito è quello di creare quelle condizioni – di spazio, di tempo e di relazione – che permettano al bambino di far emergere ed esprimere le sue “disposizioni”. Essa assume in questo percorso un ruolo di “regia”, attenta alla persona di ogni bambino, capace di comprendere ed accompagnare il manifestarsi dei suoi interessi.
Il “tempo”, in modo particolare, è una dimensione importante e che riteniamo vada tenuta presente, soprattutto nel nostro contesto sociale: offrire ai bambini un contesto con tempi e spazi più distesi significa creare le condizioni perché possano esprimere nel “qui ed ora” le proprie capacità e attitudini.
Ogni bambino è unico e diverso, e queste caratteristiche vanno accolte e sostenute, in quanto sono il tramite attraverso il quale il bambino stesso matura e dà forma alla sua personalità, si introduce nel mondo ed incomincia a rapportarsi con esso.

L’educazione mantiene sempre un “filo diretto” con la realtà: aiuta il bambino ad introdursi, comprendere e rapportarsi ad essa, attraverso le azioni quotidiane.
Il “gioco”, in questa prospettiva, è una dimensione fondamentale nella vita del bambino: è la sua principale attività, attraverso la quale egli prende coscienza della realtà circostante e vi partecipa da protagonista.
Il bambino impara in questo modo anche a dare un valore alle cose, riconoscere ciò che è bene e ciò che è male, dare un senso ed un significato a quello che accade – anche alle cose dolorose –.
Riteniamo infatti importante che i bambini vengano accompagnati nel comprendere la realtà in tutti i suoi aspetti, senza censurare nulla, naturalmente in termini adeguati rispetto alla loro età.
L’azione educativa infatti non si rivolge ad individui astratti, ma a persone che vivono “qui ed ora”, che vanno alla ricerca di un orizzonte di significato. Educare significa anche comunicare una ipotesi di significato che l’adulto vive e ha fatto propria.

Se l’educare significa accompagnare e introdurre la persona nella realtà, la Scuola dell’infanzia si pone come il primo contesto sociale nel quale il bambino viene inserito.
“L’educazione da un lato è rivolta all’aiutare la persona a scoprire le proprie potenzialità e la propria unicità, dall’altro a sostenere l’espressione di questa unicità all’interno della cultura sociale in cui si sviluppa”.
Anche questo – l’apertura alla dimensione sociale e relazionale – è un aspetto molto importante in quanto si riscontra che nel contesto attuale i bambini mostrano spesso difficoltà soprattutto sul piano relazionale. I bambini devono poter vivere esperienze ed occasioni significative per entrare in relazione tra loro e con gli adulti in maniera positiva.

Infine il rapporto con le famiglie rappresenta un fattore distintivo e qualificante del Progetto pedagogico, nella prospettiva di una condivisione concreta del percorso educativo. Questa specifica attenzione favorisce la possibilità di una approfondita conoscenza reciproca e la maturazione di un rapporto di fiducia; consente inoltre di condividere costantemente il percorso educativo e didattico, accompagnando le fasi di sviluppo e di crescita dei singoli bambini, attraverso gli incontri di sezione, i colloqui individuali, ma anche tutte le occasioni, anche informali, di incontro quotidiano con i genitori.
La scuola si pone, in questa prospettiva, anche come luogo di incontro e punto di riferimento tra le stesse famiglie che condividono l’esperienza dell’essere genitori.
Anche il rapporto con altre istituzioni educative (Asilo nido, Tagesmutter, Scuola primaria) e socio – culturali presenti sul territorio (ad es. la Biblioteca) costituisce un fattore importante nella programmazione di attività legate, nel primo caso, alla continuità educativa, nel secondo all’approfondimento di specifici contenuti.


IL PROGETTO PEDAGOGICO

Gli ambiti dell’azione educativa, le disposizioni e le finalità

La definizione del Progetto pedagogico come sistema delle finalità individuate e assunte nelle Scuole dell’infanzia di Cavalese e Masi è nata da un’attenta riflessione sulle “disposizioni” riconosciute nei bambini, nella fascia di età dai tre ai sei anni; successivamente tali disposizioni sono state ordinate in relazione ad alcuni “ambiti” di riferimento o campi di esperienza (le Aree di seguito indicate).
Sono state individuate in particolare, tenendo presenti le Indicazioni nazionali per il curricolo e gli Orientamenti trentini dell’attività educativa nella Scuola dell’infanzia, sette Aree, e precisamente:
1. L’area dell’identità personale – affettiva – emotiva *;
2. L’area sociale e relazionale *;
3. L’area etica, morale e valoriale *:
* queste prime tre aree possono essere indicate come “area del sé”, e riguardano la parte più intima della persona, la sua capacità di riconoscere la propria identità, aprirsi ad un contesto di relazione ed esprimere un comportamento coerente con i “valori” condivisi all’interno dello stesso contesto;
4. L’area pratico-costruttiva:
riguarda la capacità di prendersi cura di sé e partecipare alle diverse attività quotidiane;
5. L’area cognitiva:
riguarda la capacità della persona di conoscere e comprendere la realtà che la circonda, ed apprendere ciò di cui ha bisogno;
6. L’area della comunicazione:
riguarda la capacità di esprimersi e comunicare attraverso le diverse forme di linguaggio, anzitutto verbale, ma anche grafico e plastico, musicale e gestuale;
7. L’area psicomotoria:
riguarda la capacità di esprimersi attraverso il movimento del corpo.

All’interno di ciascuna area sono state individuate alcune capacità (o “disposizioni”), che sono proprie dei bambini nel periodo considerato dai tre ai sei anni, e queste sono state ordinate secondo un crescente livello di complessità ed una logica implicazionale: la disposizione più alta implica il raggiungimento di quella/e precedente/i.
Infine per ciascuna area è stata individuata una “finalità apicale”: una finalità di carattere ampio, che esprime il compimento più maturo delle diverse finalità ricomprese nell’ambito considerato e costituisce un punto di riferimento cui guardare e, al tempo stesso, un punto di attrazione per il lavoro educativo connesso a quel determinato ambito.

AREA DEL SE'

 Capacità di manifestare se stessi:
- il proprio bisogno fisico e il bisogno affettivo;
- le proprie inclinazioni e capacità,
- il proprio stato d’animo
 anzitutto fisicamente
 poi anche verbalmente
 Capacità di riconoscere se stessi: il proprio bisogno e le capacità
 Capacità di comprendere se stessi: il proprio bisogno e le capacità
 Capacità di cercare una risposta ai propri bisogni ed esprimere le proprie capacità

FINALITÀ APICALE
Sviluppare una positiva immagine di sé, facendo emergere la propria individualità nei suoi tratti caratteristici.

AREA DEL SE' (SOCIALE E RELAZIONALE)

 Capacità di accorgersi degli altri (adulti e bambini)
 Capacità di ascoltare gli altri
 Capacità di entrare in rapporto con gli altri, accettando e rispettando le regole:
 stare in gruppo
 giocare in gruppo
 organizzare un’attività in gruppo
 Capacità di confrontarsi con gli altri e comprendere il loro punto di vista
 Capacità di fidarsi degli altri
 Capacità di riconoscersi all’interno di un gruppo con altre persone, maturando un sentimento di appartenenza

FINALITÀ APICALE
Aprirsi ed entrare in una relazione positiva con gli altri, comprendendo e facendo proprie le relative dinamiche (rispettare le regole, stare vicini, rispettarsi e ascoltarsi…).

AREA DEL SE' (AREA ETICA-MORALE)

  • Capacità di conoscere le regole proprie di un contesto
  • Capacità di acquisire e rispettare le regole
  • Capacità di distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato
  • Capacità di esprimere una curiosità verso l’“altro”,
  • Capacità di conoscere e accettare l’“altro”, dentro le azioni quotidiane
  • Capacità di esprimere una sensibilità verso l’“altro”,
  • Capacità di prendersi cura e aiutare l’“altro”.  
FINALITÀ APICALE
Assumere un comportamento coerente con certi valori, agiti all’interno di un contesto sociale, e capire cosa è giusto e cosa è sbagliato.

AREA PRATICO-COSTRUTTIVA
  • Capacità di prendersi cura di sé e del proprio corpo, con la mediazione dell’adulto
  • Capacità di prendersi cura di sé e del proprio corpo, in autonomia
  • Capacità di prendersi cura e utilizzare il materiale e gli spazi a disposizione, con la mediazione dell’adulto
  • Capacità di prendersi cura e utilizzare il materiale e gli spazi a disposizione, in autonomia
  • Capacità di effettuare scoperte nell’utilizzo del materiale e degli spazi a disposizione
  • Capacità di prendersi cura e utilizzare in maniera costruttiva e creativa il materiale e gli spazi a disposizione, realizzando manufatti.
FINALITÀ APICALE.
Acquisire una autonomia nella gestione degli aspetti pratici, legati alla cura di sé e all’utilizzo degli oggetti, sviluppando una capacità euristica e progettuale.

AREA COGNITIVA

 Capacità di esprimere una curiosità e un interesse
 al contesto
 alle attività proposte
 Capacità di sperimentare, scoprire, conoscere, memorizzare e imparare cose nuove, anche attraverso
 la percezione di un problema
 la ricerca delle soluzioni, anche diverse, ad uno stesso problema
 Capacità di eseguire un lavoro, sia personale che in collaborazione, mettendo in atto processi cognitivi via via più complessi
 Capacità di comprendere il significato del proprio agire

FINALITÀ APICALE
Sviluppare un pensiero critico e logico, attraverso l’osservare, l’agire e il riflettere.

AREA DELLA COMUNICAZIONE

 Capacità di ascoltare e comprendere (conversazioni, racconti, canzoni, …)
 Capacità di mettersi in comunicazione con gli altri, esprimere se stessi e le proprie esperienze attraverso
 il linguaggio verbale, con un lessico via via più ricco, e
 i linguaggi grafico e plastico, corporeo (mimico-gestuale) e musicale, con forme sempre più articolate e complesse
 Capacità di partecipare ad un contesto comunicativo,
 rispettandone le regole (turno di parola, tono della voce, …) e
 interagendo in modo pertinente.

 

FINALITÀ APICALE.
Esprimersi e comunicare attraverso le diverse forme di linguaggio, in maniera pertinente rispetto al contenuto del messaggio e al contesto di riferimento.

AREA PSICOMOTORIA

 Capacità di percepire il proprio corpo in maniera globale attraverso il movimento (gli schemi motori di base: strisciare, rotolare, camminare, …)
 Capacità di prendere consapevolezza e coscienza delle parti del proprio corpo (segmentazione)
 Capacità di percepire, attraverso il movimento del proprio corpo,
 lo spazio e le relazioni spaziali (es. dentro-fuori, davanti-dietro, …)
 il tempo (la musicalità, il ritmo, …)
 Gestire il proprio corpo in contesti diversi, in relazione allo spazio (ambienti), all’altro (bambino / adulto) e alle cose (materiali).


FINALITÀ APICALE
Sviluppare / maturare una consapevolezza di sé stessi, attraverso la gestione del proprio corpo nello spazio e nel tempo.










 

La scuola

Fondazione
"Scuola Materna di Cavalese e Masi"
Via Regolani, 4 - 38033 Cavalese (TN)
C.F. 82002130225 


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Contributi ricevuti

In conformità alla Legge 4 agosto 2017 nr. 124 (commi 125-129)
si riportano i contributi percepiti suddivisi per anno

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